I disturbi della comunicazione rappresentano i disturbi di sviluppo più frequenti tra i 2 e 6 anni di età

rappresentano un insieme di quadri sindromici caratterizzati da difficoltà differenti per qualità e gravità nella comprensione, produzione e uso del linguaggio

Il DSM-5 individua le sottocategorie:

  • disturbo del linguaggio
  • disturbo fonetico-fonologico
  • disturbo della fluenza
  • disturbo della comunicazione sociale pragmatica
  • disturbo della comunicazione n.a.s

disturbo del linguaggio

comprende i precedenti disturbi ricettivi, espressivi e misti di linguaggio Da tenere conto in particolare gli aspetti relativi ai contenuti e gli aspetti di tipo formale molto frequente, specialmente nei bambini più piccoli, la comorbidità con difficoltà di ordine fonetico-fonologico e con disordine di coordinazione motoria

disturbo fonetico-fonologico 

I precedenti disturbi della fonazione e che in letteratura anglosassone sono definiti speech and sound disorders Descrive in particolar modo la difficoltà di produzione verbale sia a livello fonoarticolatorio, sia a livello di organizzazione del sistema fonologico vero e proprio Molto frequente nei bambini con disturbo espressivo fonologico una scarsa sensibilità in comprensione degli aspetti morfologici acusticamente meno salienti, quali i funtori, i pronomi clitici e gli aspetti flessivi della parola

 

Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia:

questa definizione è di fatto corrispondente a quella precedente di disturbo della fluenza – balbuzie Importante è sia la verifica delle capacità di coordinazione fonoarticolatoria, sia un assestment degli aspetti emozionali

Disturbo socio-pragmatico della comunicazione:

DSPC questa nuova etichetta definisce le persistenti difficoltà nell’uso sociale della comunicazione verbale e non verbale La diagnosi non è semplice, innanzitutto per la povertà di strumenti specifici di valutazione

zione sociale (DSPC)

disturbo della comunicazione n.a.s.

rientrano in questo «contenitore» tutte quelle situazioni non classificabili in una delle categorie precedenti

Ma il DSM-5 ci è veramente di aiuto? Prendiamo per esempio il caso dei disturbi specifici di linguaggio: ... persistente difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità di linguaggio […] non attribuibili a deficit sensoriali, a disfunzioni motorie o altre condizioni mediche o neurologiche… Questa etichetta diagnostica, non rendeva giustizia alla complessità del profilo neuropsicologico dei bambini con DSL 

Più recentemente Leonard (2014), ribadisce l’associazione a sottili deficit in diverse aree:

  • coordinazione motoria
  • attenzione 
  • memoria 
  • elaborazione delle informazioni 

 

 

D’altra parte queste difficoltà non sono così marcate da suggerire che siamo in presenza di un disturbo «primario» nell’area del linguaggio e di disturbi «secondari» in altre aree. abbiamo scelto di adottare la definizione proposta dal DSM-5 di Disturbi di Linguaggio , più appropriata della tradizionale terminologia Disturbo Specifico del Linguaggio o della etichetta Disturbo Primario del Linguaggio…. il DSM -5 ci ha aiutato a comprendere, all’interno dei disturbi di linguaggio, quadri clinici caratterizzati da diversi profili prestazionali anche in ambito non linguistico Più complessa è, invece, la diagnosi differenziale per il disturbo della comunica